Itinerari dell'acqua, arte e mestieri, tra passato presente e futuro


Realizzato nell'anno 2012 nell'ambito del progetto di rete Il pozzo della memoria in collaborazione con AUSER, Volontari della Protezione civile e supportato dal Centro Servizi per il Volontariato di Bologna, il progetto è stato realizzato dai volontari dell'ADA.

Il progetto si proponeva di valorizzare l'ambiente da un punto di vista economico e sociale, facendo riferimento alle vie fluviali che percorrono il territorio preso a riferimento

L'importanza del fiume Reno nell’economia della provincia bolognese è ben nota da centinaia d’anni. Basta pensare alla Bologna medioevale, ai suoi opifici in gran parte legati alla forza motrice ricavata dai canali che attraversavano la città dopo che le acque del Reno erano state imbrigliate e canalizzate in corrispondenza della chiusa di Casalecchio di Reno o di quella di san Rufillo sul torrente Savena.

Per secoli gli opifici, i pozzi e i canali hanno costituito il fulcro vitale della quotidianità, punto d’incontro e risorsa primaria della popolazione: le tracce si incontrano nei borghi e nelle frazioni; ovunque queste opere mantengono le sembianze di una società che è scomparsa.

La ricerca puntuale dei volontari dell'associazione ha coinvolto i Comuni interessati dal progetto, consentendo il ritrovamento delle fonti documentali, ma anche testimoniali, di ben 28 tipologie di opifici che sfruttando la forza dell'acqua che scendeva dall'Appennino faceva muovere macine, magli, fornaci, cartiere, pile da riso e qualunque altra macchina che poteva essere mossa dalla forza dell'acqua.

La ricerca ha prodotto una mappa dove sono state riportate, in maniera succinta, tutte le notizie raccolte dai volontari. La forma è un utile pieghevole in grado di essere gestito in maniera semplice anche da coloro che, carta alla mano, volessero ripercorre gli itinerari proposti alla ricerca della memoria.


Costruito in proprio